Sinfonie n. 3 e 8 incompiuta
Wiener Philharmoniker diretta da Carlos Kleiber
Incompiuta fu la sua più grande opera: la sua stessa esistenza. E non solo perchè, come tanti suoi geniali colleghi, non oltrepassò la soglia dei quarant'anni. Ciò che rese Franz Schubert uno tra i testimoni più commoventi della grandezza e delle aspirazioni del cuore di ogni uomo fu innanzitutto il sentimento di qualcosa di non ancora compiuto, di mai pienamente soddisfatto. Quel sentimento lo ha accompagnato per tutta la durata della sua breve vita, riempiendola di attesa e divenendo nello stesso tempo criterio di giudizio del reale. (...)
Tutta la sua opera, liederistica o strumentale, ha impresso questo sentimento della ricerca:...e tra i singhiozzi mi chiedo sempre: dove? /Il sole non mi riscalda più, /I fiori sono appassiti, la vita sfiorita, /e tutte le parole risuonano vuote. /Sono straniero ovunque. /Dove sei, terra mia adorata? /Cercata, immaginata e mai trovata? /terra, terra verde di speranza, /Terra dove fioriscono le mie rose, /Dove sono i miei amici, /Dove risorgeranno i miei morti, /Terra che parli la mia lingua /O terra, dove sei? /Vago silenzioso, infelice, /e tra i singhiozzi mi chiedo sempre: dove? /Il vento mi risponde: /"Là, dove tu non sei, c'è la felicità". (...)
L'eredità che Schubert ha lasciato all'uomo del ventesimo secolo è la sintesi del dramma dell'esistenza: la possibilità di un rapporto con "l'aldilà" durante la permanenza nel mondo, cioè la possibilità della speranza, che vive solo di segni certi, tangibili, nel presente: Una sola cosa bella deve entusiasmare l'uomo per tutta la vita, è vero; ma lo splendore di questo incontro deve illuminare tutto il resto.
(da Il viandante dell'Assoluto di Pier Paolo Bellini - estratto dal libretto incluso nel CD)